AGNER – CRODA GRANDE
IL MASSICCIO DEI GIGANTI
Nessun gruppo dolomitico presenta, credo senza tema di smentita, una così alta concentrazione di giganti di pietra, in uno spazio, tutto sommato, ristretto. Con la loro mole imponente, rivolti a Nord, verso la fiabesca Valle di San Lucano. Giusto per fare qualche nome: Agnèr, Torre Armena, Spiz d’Agnèr nord e sud, Spiz Picol, Spiz della Lastia, Cima della Beta, Cima d’Angheraz. Sul versante meridionale si elevano in modo estetico, ma la loro imponenza è addolcita dai pascoli erbosi e dai boschi che ne rivestono le pendici inferiori. Inoltrandosi invece, nei meandri settentrionali del massiccio, si scoprono tutte quelle caratteristiche che connotano gli ambienti realmente selvaggi: maestosità, imponenza, vastità, isolamento, silenzio, ombrosità.
Ogni singolo aspetto, così come le grigie pareti di questi possenti pilastri, qui è enormemente amplificato e cattura, con inevitabile forza, l’animo di coloro che intendono farne conoscenza. Un bivacco al cospetto dei giganti è un’esperienza senza eguali, difficilmente ripetibile in altri ambienti dolomitici. Magari in una notte chiara, quando nel leggero bagliore della luna, si presenta Lui, il gigante Agnèr. Risalire un vallone o avvicinarsi ad una delle numerose vie che salgono i muri infiniti di questa serie di colonne imponenti, significa sentirsi soverchiati, per alcune ore, da una forza sconosciuta, alla quale, mentre la si avverte, è difficile dare un senso. Poi qualcosa si alleggerisce, seppur temporaneamente e si ritorna a respirare, a guardare attorno, a scrutare il cielo. Ci si accorge che, entrare in punta di piedi è l’approccio più indicato ed i giganti si fanno salire, sino al culmine, dove l’orizzonte ritorna a farsi visibile e a regalare altri spazi, altri panorami.
Così deve essere stato per i primi salitori delle immense placconate, degli spigoli senza fine, degli strapiombi, dove il ghiaccio rimane a rivestirli sino ad inizio estate. Vi sono entrati senza fare rumore, soggiogati da tanta bellezza, accettando il ruolo di spettatori e , al contempo, di interpreti d’uno spettacolo naturale già esistente, ma con la possibilità di aggiungere un tocco personale, lasciandone la firma. Qualcuno è stato visitatore estemporaneo, qualcuno sporadico, qualcuno ancora è tornato e ritornato più volte, stregato da un fascino ed un richiamo ineguagliabili. Ai quali , nessun alpinista sensibile, può pensare di sottrarsi.